Donne, sciopero generale in Islanda

Donne, sciopero generale in Islanda


Il 24 ottobre in Islanda donne e persone non binarie entreranno in sciopero generale per protestare contro le violenze di genere e le disparità di retribuzione salariale. È il primo sciopero di questo tipo dal 1975, quando in Islanda venne organizzato una mobilitazione nazionale di tutte le donne del paese, per rimarcare il loro apporto fondamentale all’economia e alla società. Quasi 50 anni dopo, la platea di partecipanti si è allargata ma le ragioni della protesta restano le stesse.

Sono 30 le organizzazioni che hanno preso parte alla campagna e la prima ministra Katrin Jakobsdottir ha già annunciato la sua presenza al corteo. Dati che fanno attendere una mobilitazione ampissima, che probabilmente segnerà il più grande sciopero femminile nella storia del paese. Si tratta di un’azione di profondo impatto politico, con l’interruzione sia del lavoro retribuito che di quello domestico e di cura, che per consuetudine ricadono di più sulle spalle delle donne.

“La violenza contro le donne e il lavoro sottopagato sono due facce della stessa medaglia e hanno effetto l’una sull’altra”, ha detto al Guardian Drifa Snaedal, una delle organizzatrici della protesta. Un’importante precisazione che sottolinea il rapporto tra violenza di genere ed emancipazione economica. Un dato evidenziato anche durante la pandemia da Covid-19, quando i lockdown hanno causato un’ulteriore insorgenza della violenza domestica.

Per questo, il contrasto alla violenza di genere è al centro delle istanze che le donne porteranno nelle strade islandesi, assieme alla parità retributiva e salariale. Secondo il report sul divario di genere compilato ogni anno dal World Economic Forum, in Islanda, più di una donna su tre ha subìto violenza nella propria vita e nonostante il paese sia tra i più vicini al raggiungimento della parità di genere, il divario in alcune professioni sarebbe ancora a circa il 21%.

Una condizione che perdura nonostante una legge del 2017 imponga alle società e alle aziende di certificare l’uguaglianza degli stipendi tra uomini e donne a parità di mansioni lavorative. La richiesta delle organizzazioni è quindi che sia sancito l’obbligo di rendere pubblici gli stipendi nei settori dove si ha una maggioranza di lavoratrici femminili, come quello assistenziale e delle pulizie, dove gli stipendi sarebbero significativamente più bassi.

Il tema della parità è caro all’Islanda, uno dei paesi più progressisti al mondo, e negli anni ci sono stati diversi scioperi femministi, ma l’unico altro sciopero generale e nazionale di tutte le donne è avvenuto nel 1975. Durante quello che è stato chiamato kvennafri in islandese, cioè giorno libero delle donne, circa il 90% della gente femminile del paese incrociò le braccia. Fu una data storica che cambiò completamente l’approccio politico alla questione femminile, innescando una lunga stagione di riforme. Cinque anni dopo, nel 1980, la gente elesse la sua prima presidente donna, Vigdis Finnbogadottir, che fu anche la prima donna al mondo a essere scelta in modo democratico come capo di stato.



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di Kevin Carboni www.wired.it 2023-10-23 10:23:55 ,

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